… e sono nata nel 1937 in Slesia, all’epoca sotto il dominio del Terzo Reich, da genitori viennesi residenti a Berlino; qui trascorro l’infanzia insieme a mio fratello Peter. 
Nel 1939 la Germania entra in guerra e nel 1941 mia madre, con mio padre già al fronte, abbandona la famiglia: io ho 4 anni, Peter 19 mesi. Mia nonna accorre dalla Polonia per accudire noi bambini rimasti soli.
Mio padre Stefan, durante una breve licenza dall’esercito, conosce una giovane berlinese, Ursula, e inizia con lei un rapporto epistolare. In una nuova e breve licenza sposa Ursula, ma deve subito riunirsi alla sua unità della Wehrmacht. L’amata nonna paterna ritorna in Polonia e mio fratello e io cominciamo a convivere con la matrigna. Ursula si affeziona presto a Peter, ma rifiuta decisamente me. Per liberarsi della mia presenza mi abbandona in un istituto nazista di correzione “per bambini difficili”, dove mi trovo disperatamente male, tanto che mi ammalo. Chiedono a Ursula di venire a riprendermi. Lei però non aspetta molto tempo e sceglie il mio nuovo esilio; questa volta in un Kinderheim a Oranienburg-Eden, dove invece le cose vanno meglio. I gestori sono severi, ma umani, l’edificio è immerso nel verde, trattandosi di una zona di intensa frutticoltura. 
Nel settembre del 1944 vengo riportata nella capitale dove, a causa dei continui e sempre più violenti bombardamenti, trascorrerò il resto della guerra in una cantina, fino all’assalto finale dell’Armata rossa e la battaglia per Berlino. Questo scorcio della guerra è interrotto per me e Peter solo da una visita al Führer nel bunker sotto la Nuova Cancelleria, dato che la zia acquisita, Hilde, lavora con Joseph Goebbels al ministero della propaganda del Reich.
Dopo la guerra, mio padre torna reduce e nel 1948 lasciamo Berlino per raggiungere l’Austria, suo paese natio.
A 17 anni fuggo da casa per i continui attriti con la mia matrigna. A Salisburgo, per mantenermi agli studi, lavo bicchieri nelle birrerie. A vent’anni mi trasferisco a Vienna cercando di costruirmi un futuro, con varie vicissitudini e diverse delusioni e sconfitte. 
Nel 1963, durante un viaggio in Italia, incontro a Verona un ragazzo bolognese, Elio. Proseguo per Firenze e Roma, e sulla via del ritorno mi fermo a Bologna, perché Elio desidera farmi conoscere la città dove è nato. Non tornerò a Vienna e sposerò Elio. 
Nel 1971, dopo trent’anni, scopro che mia madre è ancora viva e parto per Vienna con mio figlio Renzo, di 5 anni: durante quella visita vengo per la prima volta a conoscenza del passato di mia madre come membro delle SS e del suo ruolo di guardiana ad Auschwitz-Birkenau. 
Imparo presto la lingua italiana e comincio a collaborare con «il Resto del Carlino». Scrivo diversi romanzi che vengono rifiutati da varie case editrici, fino a quando, nel 1994, Adelphi decide di pubblicare Il rogo di Berlino. Seguiranno, ancora con Adelphi, Lasciami andare, madre (poi diventato un film) e L’usignolo dei Linke.
In seguito, pubblicherò altri libri con Rizzoli, Einaudi, Salani e Oligo, alcuni tradotti in altre lingue. Vincerò diversi premi letterari, fra cui, nel 1996 il Premio Rapallo, nel 2003 il Premio Elsa Morante Ragazzi con Stelle di cannella (Salani) e nel 2015 il Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza.
A novembre 2023 esce il mio nuovo romanzo per Solferino Libri, Un balcone con vista Bismarckstrasse.

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